Nella poetica di Anna Maria Tamburini, forgiata dall’incontro trasformante con la poesia francescana di padre Agostino Venanzio Reali, ogni piccolo dettaglio, apparentemente insulso, si colora di una tonalità trascendente, fino a farsi iniziazione al Mistero, preghiera poetante. In essa si intrecciano icone e risonanze bibliche, luoghi, nomi e volti della Sapienza antica e sempre nuova che tornano ad affacciarsi nello spazio e nel tempo presente facendosi invocazione e orante contemplazione, fino a condurre la preghiera verso la poesia e ad accogliere il diamante della Parola divina nei fragili vasi delle parole umane. Così poesia e preghiera si intrecciano senza confondersi, dispiegando nuovi orizzonti di senso e di meditazione sull’umano interrogare e pellegrinare. Sulla soglia dell’indicibile preghiera, al confine tra visibile e invisibile, questa poesia apre varchi inauditi sulla divina Presenza, «fenditure di cielo», nel «muro di piombo/ che avvolge la terra» e da queste crepe del raziocinio umano lascia intravedere l’azzurro dell’Eterno, cogliendone le sue tracce nella realtà povera e mortale del creato. (N. V.)