Jano Planco

Jano Planco
Giovanni Bianchi, noto con gli pseudonimi di Jano Planco o Simone Cosmopolita assunti ufficialmente per questioni di omonimia (Rimini, 3 gennaio 1693 – 3 dicembre 1775), è stato un medico e anatomista. Chiamato dal Granduca di Toscana fu cattedratico di Anatomia umana all’Università di Siena dal 1741 al 1744.
Nel 1745, dopo il ritorno da Siena, rifondò a Rimini la celebre Accademia dei Lincei, creata da Federico Cesi nel 1603, e silente dal 1630. Essa sarebbe stata attiva a Rimini almeno fino al 1765, con ventuno accademici e trentuno dissertazioni documentate.
L’anatomia fu la materia principe del suo operare scientifico e Bianchi la considerava «il fondamento della filosofia naturale, siccome lo è per certo della medicina e della chirurgia». Ma allo stesso tempo definiva la filosofia sperimentale come uno dei fondamenti «della vera medicina prattica» (come prima di lui disse Marcello Malpighi, maestro di anatomia comparata e di embriologia).
L’attività dei Lincei riminesi procedette apparentemente tranquilla sino al 1752, quando (per l’ultimo venerdì di Carnevale), Bianchi organizzò una «radunanza speciale». Prima fece esibire una giovane e bella cantante romana, Antonia Cavallucci, poi recitò un discorso intorno all’arte comica. Il vescovo di Rimini presentò a Roma quelle che un corrispondente di Bianchi chiamò «illustrissime e reverendissime insolenze» per il concerto di Antonia Cavallucci. Pure il teologo domenicano, padre Daniele Concina, si scagliò contro la giovane definita «puttanella» in quanto attrice.
L’insegnamento svolto da Bianchi e l’attività dei suoi Lincei potevano facilmente così essere accusati di allontanarsi dall’ortodossia della Chiesa e il fatto inquietò il clero cittadino che approfittò della «scandalosa» esibizione di Antonia Cavallucci per vendicarsi, creare uno scandalo, imbastire un processo, preparare e far pronunciare una condanna formale che, però, Roma dimenticò quando sul soglio di Pietro salì Giovanni Vincenzo Ganganelli (papa Clemente XIV), che Bianchi aveva educato tra le proprie mura domestiche e dal quale fu addirittura nominato archiatra segreto onorario. Per la dissertazione sull’arte comica, Bianchi ricevette nel 1761 gli elogi di Voltaire: «Vous avez prononcé, Monsieur, l’eloge de l’art dramatique, et je suis tenté de prononcer le votre», cominciava una lunga lettera del filosofo francese, in cui era esposta una difesa del teatro e della sua funzione nella società.