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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA PALESTINESE : Najwan Darwish

poesia palestinese : NAJWAN DARWISH

anno 4 - N° 11
18 Febbraio 2019

Najwan Darwish è nato nel 1978 a Gerusalemme ed è un poeta in lingua araba. Il New York Review of Books lo ha definito "uno dei principali poeti della sua generazione in lingua araba". Darwish è poeta, giornalista, editore e critico culturale. Dal 2014 è redattore capo della sezione culturale del quotidiano “Al Araby Al Jadeed” ed è consulente letterario al Festival della letteratura della Palestina. Nel 2014, NPR ha incluso il suo libro Nothing More To Lose fra i migliori libri dell'anno. Denominato "una delle più grandi nuove stelle della letteratura araba", il lavoro di Darwish è stato tradotto in oltre 20 lingue.





Più nulla da perdere
 

Posa il capo sul mio petto e ascolta
gli strati di macerie dietro la madrasa di Saladino
ascolta le case sventrate lì a Lifta7
ascolta il mulino distrutto e la lezione di lettura
al piano terra della moschea
ascolta le luci sulle terrazze
spente per l’ultima volta
sulla cima di Wadi Salib8
ascolta le folle trascinare i passi
ascoltale tornare
ascolta i corpi gettati
respirano sul fondale del lago di Tiberiade
ascolta come se fossi un pesce in una pozza
custodita da un angelo
ascolta le storie contadine ricamate come kefieh nei poemi
il lamento delle cantanti che invecchiano
ma non invecchia mai la loro voce
ascolta
i passi delle Nazarene
che attraversano il campo
ascolta il cammelliere
mai pago di tormentarmi
tutto questo, ascoltalo
e ricordiamo insieme
poi, dimentichiamolo.
 
Posa il capo sul mio petto
ascolto la terra
ascolto l’erba che la fende.
 
Nell’amore, abbiamo perso la testa
e non abbiamo più nulla da perdere.
 
 
 




 
Gerusalemme
 
 
I
 
Ci fermammo sul monte
per offrirti un sacrificio
e al vedere le nostre mani levarsi, vuote
capimmo di essere noi il tuo sacrificio
 
*
 
Lascia che l’effimero cada
nelle mani dell’effimero
resterai
un confuso pellegrinaggio
di gente di passaggio
ma a te cosa importa?
 
*
 
Le nostre mani si levano, vuote
siamo noi il tuo sacrificio
 
 
II
 
Ti lascio e divengo pietra
torno a te e divengo pietra.
 
Tu per me sei Medusa
la sorella maggiore di Sodoma e Gomorra
sei tu il bacino battesimale che arse Roma.
 
I morti recitano poesie sulle colline
i ribelli biasimano chi canta le loro storie
mentre io mi lascio il mare alle spalle e torno da te
torno
con questo piccolo rio che si versa nella tua disperazione.
 
Ascolto chi recita il Corano, chi avvolge nel sudario
ascolto la polvere di chi porge il cordoglio
non ho ancora compiuto trent’anni
eppure quante volte mi hai già sepolto
ed ogni volta per te sono riemerso dal fondo.
 
Che vadano all’inferno i tuoi adoratori
i mercanti di ricordi del tuo dolore
tutti quelli che sono qui con me nella foto.
 
Tu per me sei Medusa
la sorella maggiore di Sodoma e Gomorra
sei tu il bacino battesimale che ancora arde.
 
Ti lascio e divengo pietra
torno a te e divengo pietra.


 
Traduzioni di S. Sibillo







Da: Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 6, Raffaelli 2018.