Terza Pagina
Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA SPAGNOLA : María Ángeles Pérez López

poesia spagnola : MARíA ÁNGELES PéREZ LóPEZ

anno 2 - N° 07
11 Luglio 2017

«Paesaggi numerici. Settimane nella temperatura soffocata dei calendari. Fogli schivi, o precisi, o fatti a pezzi. Algebra. E il numero 52, per dire qualcosa. Per dire settimane dell’anno naturale. Per dire strade che non si chiudono ma che si abbandonano, e che vorrebbero tornare a essere percorse per la prima volta, nel momento inaugurale del loro distacco. Per dire il giro meccanico e puntuale in quell’eclissi luminosa intorno al sole e al proprio corpo dove trasudano le poesie, si scrivono, s’invitano a venire.» Così María Ángeles Pérez López apre la sua antologia, Algebra dei giorni / Álgebra de los días, una raccolta di cinquantadue poesie curata personalmente dall'Autrice per noi e tradotta da Emilio Coco.
María Ángeles Pérez López (Valladolid, Spagna, 1967) è poeta e professoressa titolare di Letteratura Ispanoamericana all’Università di Salamanca. Vincitrice del Premio Tardor nel 1998, con La sola materia, e nel 2000 del Premio di Poesia “Ciudad de Badajoz” con Carnalidad del frío, il suo ultimo libro, Fiebre y compasión de los metales, è stato finalista del prestigioso Premio Nazionale della Critica nel suo paese. È stata pubblicata in Venezuela, Messico, Ecuador, Colombia, Stati Uniti e, da oggi, anche in Italia.
Qui sotto riportiamo per i nostri lettori due estratti dalla raccolta.
 





tanta flor de espuma
y trinos amarillos para el tiempo
o frutas sugerentes
 
me izaré sobre tu miedo desplegado
con alas pequeñas de mosca imprescindible
porque llevo comiendo
miles de panes y peces
desde antes
y me lloran los cestos si tú dejas
las redes destrenzadas en mi ombligo

 
 


 

 
tanto fiore di schiuma
e trilli gialli per il tempo
o frutti suggestivi
 
mi isserò sulla tua paura distesa
con ali piccole di mosca imprescindibile
perché sto mangiando
migliaia di pani e di pesci
da prima
e mi piangono i cesti se tu lasci
le reti disintrecciate sul mio ombelico
 
 






 

En el exacto centro de su centro
la mujer pinta el vértigo y se asoma.
Como los gatos negros de la noche,
camina alrededor, mide el vacío,
se asoma a su avispero, su intervalo
de dolor a dolor, su abismamiento
y acerca los dos pies, la coyuntura
en que el barranco traga las palabras,
piedritas ya vencidas por su lastre.
Con su rencor purísimo y amargo
que es la fermentación de la mentira,
la mujer vuelca ácido carbónico
en su esternón, el hueso valeroso
cuya forma es la grieta, la fractura
en la concentración de la materia.
Vierte también vinagre y disolventes
sobre su corazón como una zanja
y en el abismo pinta un nuevo abismo,
un agujero negro en que la luz
nunca puede salir, queda exigida
a su larga derrota, su fortuna
de los días fatídicos, sus trece.
Asomada a su pozo, ya invisible,
se entrega a la pasión, la noche oscura,
el vértigo pintado sobre el hueso
de quien subida al piso veintiocho
en su azotea y su angustia vertical,
se tizna con carbón, tiñe su piel 
de negro sobre negro y ensombrece
desaires, precipicios y basaltos.
Tan solo brilla el miedo, el corazón.

 
 



 
La donna al centro esatto del suo centro
dipinge la vertigine e s’affaccia.
Simile ai gatti neri della notte,
cammina intorno, misura il vuoto,
si affaccia al suo vespaio, il suo intervallo
da dolore a dolore, il suo sprofondamento
e avvicina i due piedi, la congiuntura
in cui il burrone ingoia le parole,
ciottoli ormai vinti dalla loro zavorra.
Col suo rancore purissimo e amaro
che è la fermentazione della menzogna,
la donna rovescia acido carbonico
nel suo sterno, l’osso valoroso
la cui forma è la crepa, la frattura
nella concentrazione della materia.
Versa anche aceto e dissolventi
sopra il suo cuore come in una fossa
e nell’abisso dipinge un nuovo abisso,
un buco nero da dove la luce
non può uscire mai, viene richiesta
dalla sua lunga sconfitta, la sua fortuna
dei giorni fatidici, i suoi tredici.
Affacciata al suo pozzo, già invisibile,
si abbandona alla passione, la notte oscura,
la vertigine dipinta sopra l’osso
di chi salita al piano ventottesimo
nella sua terrazza e angoscia verticale,
si annerisce con carbone, tinge la pelle 
di nero sopra nero ed oscura
affronti, precipizi e basalti.
Brilla soltanto la paura, il cuore.







 
Da: María Ángeles Pérez López, Algebra dei giorni / Álgebra de los días, Traduzione di E. Coco, Raffaelli Editore, Rimini 2017