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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA POLACCA : Adam Zagajewski

poesia polacca : ADAM ZAGAJEWSKI

anno 2 - N° 17
31 Gennaio 2017

Sabato 25 giugno 2016 Adam Zagajewski ha ricevuto il Sigillo di Ateneo dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” dal Rettore Vilberto Stocchi. Per l’occasione il poeta ha “donato” dieci liriche tratte dalla sua ultima silloge Asymetria da noi oggi pubblicate in Il "fuoco eracliteo" nel giardino d'inverno a cura di Alberto Fraccacreta nella traduzione di Marco Bruno e con contributi critici di Alberto Fraccacreta, Marco Bruno, Salvatore Ritrovato, Daniele Piccini, Roberto Mario Danese.
Questa la Motivazione per il conferimento del Sigillo di Ateneo: "Voce di assoluto rilievo nel panorama letterario a livello internazionale, Adam Zagajewski è nato a Leopoli, un tempo città polacca e oggi appartenente all’Ucraina, ove ha vissuto soltanto pochi mesi, sufficienti comunque a considerare la sua patria come un luogo dell’utopia, che ha assunto un ruolo centrale nella poetica di un autore che dall’infanzia trae l’ispirazione della sua opera. I suoi versi nascono da un duplice archetipo, l’osservazione e l’immaginazione, due categorie utili a catturare la pienezza dell’essere, che è in definitiva un concetto di bellezza a cui tendono i suoi versi. Il suo è un timbro individuale che si fa storia, ove l’invisibile si fonde con il mondo concreto. E allora il poeta trae linfa per la propria ispirazione dal fatto di aver vissuto a Gliwice, in Slesia, a poca distanza da Auschwitz, ove aleggia un fantasma che ancora oggi opprime le nostre coscienze. Solo la creatività poetica è stata in grado, per Zagajewski, di rappresentare una sorta di liberazione da quella immane tragedia che ha scosso l’intera umanità". (Prof. Vilberto Stocchi)




Dzieciństwo


Give me my childhood again
John Burnside



Oddajcie mi moje dzieciństwo,
republikę gadatliwych wróbli,
niezmierzone puszcze pokrzyw
i nocny płacz nieśmiałego puszczyka.

Naszą ulicę pustą w niedzielę,
neogotycki czerwony kościół,
który nie sprzyjał mistykom,
łopiany szepczące po niemiecku

i spowiedź alkoholika
przed ołtarzem białej ściany,
i kamienie, i deszcz, i kałuże, 
w których lśniło złoto.

Teraz już wiedziałbym na pewno
jak być dzieckiem, wiedziałbym
jak patrzeć na oszronione drzewa,
jak żyć nieruchomo.





 
Infanzia
 
Give me my childhood again
John Burnside



Ridatemi la mia infanzia,
quella repubblica di passeri garruli,
le smisurate selve di ortiche
e il pianto notturno del timido allocco.

La nostra strada vuota di domenica,
il rosso neogotico delle chiese
che non ispirava i mistici,
le bardane sussurranti in tedesco

e la confessione dell’alcolizzato
presso l’altare della parete bianca,
e le pietre, e la pioggia, e le pozzanghere
in cui sfavillava l’oro.

Adesso, ormai, saprei sicuramente
come essere bambino, saprei
come guardare gli alberi coperti di brina,
come vivere immobilmente.







Podziemne pociągi


Są obrazy, które pokazują cierpienie
i płomyk świecy; są ludzie nieszczęśliwi,
na próżno szukający pocieszenia
jak listonosz brnący w śnieżnej zawiei,

jest muzyka rosnąca w dżungli milczenia,
są oprawcy, są mroczne ulice, ślepe okna,
dni, które wydają się świętem okrucieństwa.

Są ci co płaczą bez nadziei w ciasnej poczekalni,
są podziemne pociągi, ciężkie oskarżenia,
jest także zwyczajna nuda rozmów o sporcie,

i terror długich wieczorów, i krzyki pijaków –
i zdarzają się chwile objawienia,
kiedy dumnie błyszczą kwiaty kasztanów

i niepewnie idą wśród traw
młodziutkie drozdy oszołomione
heraklitejskim ogniem majowego ogrodu.





 
Treni sotterranei


Ci sono quadri che mostrano la sofferenza
e la fiammella di una candela; ci sono uomini infelici,
che cercano invano consolazione
come un postino arrancante nella tormenta,

c’è la musica che cresce nella giungla del silenzio,
ci sono i carnefici, ci sono strade tenebrose, finestre cieche,
giorni che sembrano la festa della crudeltà.

Ci sono coloro che piangono senza speranza in una soffocante sala d’attesa,
ci sono treni sotterranei, pesanti accuse,
c’è anche l’ordinaria noia delle conversazioni sullo sport,

e il terrore delle lunghe sere, e gli urli degli ubriachi –
e capitano gli attimi di rivelazione,
quando fieramente sfavillano i fiori dei castani

e con insicurezza procedono fra le erbe 
tordi giovinetti frastornati
dal fuoco eracliteo del giardino di maggio.




Da: A. Zagajewski, Il "fuoco eracliteo" nel giardino d'inverno, Raffaelli Editore 2017.
Per le traduzioni in italiano © Copyright Marco Bruno.