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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA BOLIVIANA : Gabriel Chávez Casazola

poesia boliviana : GABRIEL CHáVEZ CASAZOLA

anno 3 - N° 16
7 Maggio 2018

Siamo felici di poter annunciare, oggi, che presto uscirà Il canto dei cortili / El canto de los patios, un’antologia poetica del poeta boliviano Gabriel Chávez Casazola, tradotta per noi in italiano da Emilio Coco. Chávez Casazola (Bolivia, 1972), oltre che poeta è anche giornalista. Considerato “una delle voci imprescindibili della poesia boliviana e latinoamericana contemporanea”, è autore di sei libri di poesia ed è stato insignito di vari riconoscimenti, come la Medaglia al Merito Culturale della Bolivia e il Premio Editoriale al Miglior Libro dell’Anno. Di seguito riportiamo per i nostri lettori due poesie, compresa quella che ha ispirato il titolo della raccolta.







PATIOS
 
 
Los patios son para la lluvia
cuando ella cae despiertan sus baldosas,
abren los ojos del tiempo sus aljibes.
 
Y entonces los patios cantan.
 
Un canto hondo,
en un idioma arcano
que hemos olvidado pero que comprendemos
cuando cae la lluvia sobre los patios
y volvemos a ser niños que oyen llover.
 
Bajo la lluvia todas las cosas son renovadas en los patios
y cuando escampa el mundo huele a recién hecho, a sábado de
     Dios, a primavera.
 
El canto de los patios en la lluvia borra el dolor del universo y
     susurra el dolor del universo
por las lluvias perdidas, por los patios perdidos, por los cantos
     perdidos,
por ti y por mí que bailamos
bajo la lluvia de Bizancio
arcanas danzas
con movimientos hondos e indescifrables
en los patios de la memoria.
 
Por ti y por mí que bailamos
que llovemos
que despertamos las estaciones mientras el patio canta
 
porque la lluvia es para los patios,
esos indescifrables.
 
 
 

 


 
CORTILI
 
 
I cortili sono per la pioggia
quando cade si svegliano le mattonelle,
aprono gli occhi del tempo le cisterne.
 
E allora i cortili cantano.
 
Un canto profondo,
in un idioma arcano
che abbiamo dimenticato ma che capiamo
quando cade la pioggia sui cortili
e torniamo a essere bambini che sentono piovere.
 
Sotto la pioggia ogni cosa si rinnova nei cortili
e quando spiove il mondo odora di appena creato, di sabato di
     Dio, di primavera.
 
Il canto dei cortili nella pioggia cancella il dolore dell’universo e
     sussurra il dolore dell’universo
per le piogge perdute, per i cortili perduti, per i canti perduti,
per te e per me che balliamo
sotto la pioggia di Bisanzio
arcane danze
dai movimenti profondi e indecifrabili
nei cortili della memoria.
 
Per te e per me che balliamo
che pioviamo
che svegliamo le stagioni mentre il cortile canta
 
perché la pioggia è per i cortili,
questi indecifrabili.
 
 
 


 
 
 
 
EL PIE DE EURÍDICE
 
 
Piensa un momento en el pie que
como un fruto
–opimo, terso, deleitable–
posa Eurídice en el territorio de la luz
 
antes de que el abismo la devore
–sombra fundida en otra sombra–
en el momento en que Orfeo osa mirarla.
 
Piensa ahora en el otro pie de Eurídice.
 
Aquél que como un fruto oscuro 
el sol no baña sino el agua de Aqueronte.
 
En el pie que mordiera la serpiente,
el que se queda atrás y que la arrastra.
 
El pie mortal.
 
Acaso la poesía es una Eurídice
tendida como un arco
entre las zonas de la luz y de la sombra
que están dentro de Orfeo.
 
(Ocurre, breve, cuando el poeta osa mirarla
–verse–
a los ojos
y porque la mira
deja de estar).
 
 
Tal vez muchas otras cosas son eurídices:
nosotros, entre la sabiduría y el deseo,
la memoria y el olvido,
el adentro y el afuera,
o todo lo que existe
entre las reminiscencias del Ser y del no Ser.
 

 
 
 


 
IL PIEDE DI EURIDICE
 
 
Pensa un momento al piede che
come un frutto
– opimo, terso, piacevole –
poggia Euridice sul territorio della luce
 
prima che l’abisso la divori
– ombra fusa in un’altra ombra –
nel momento in cui Orfeo osa guardarla.
 
Pensa adesso all’altro piede di Euridice.
 
Quello che come un frutto scuro
non è bagnato dal sole ma dall’acqua dell’Acheronte.
 
Al piede che aveva morso il serpente,
quello che resta indietro e la trascina.
 
Il piede mortale.
 
Forse la poesia è un’Euridice
tesa come un arco
tra le zone della luce e dell’ombra
che stanno dentro Orfeo.
 
(Succede, per un attimo, quando il poeta osa guardarla
– vedersi –
negli occhi
e perché la guarda
non c’è più).
 
Forse molte altre cose sono euridici:
noi, tra la saggezza e il desiderio,
la memoria e l’oblio,
il dentro e il fuori,
o tutto ciò che esiste
tra le reminiscenze dell’Essere e del non Essere.
 
 







 
Da: Gabriel Chávez Casazola, Il canto dei cortili / El canto de los patios, traduzione di E. Coco, Raffaelli 2018.