Terza Pagina
Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
ANTEPRIMA ALMANACCO 2020 : Juan Manuel Roca

anteprima almanacco 2020 : JUAN MANUEL ROCA

anno 5 - N° 17
27 Ottobre 2020

Dal prossimo Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (n. 8 - 2020), di imminente uscita, vi offriamo in anteprima due poesie del grande poeta colombiano Juan Manuel Roca. Con generosità l’autore, già presente nel nostro catalogo con Las hipótesis de nadie e Testimone d'ombre / Testigo de sombras, ha fatto omaggio alla Raffaelli Editore di alcune sue poesie inedite per l’Almanacco 2020. Un ringraziamento a Roca e a tutti i poeti e i curatori che hanno contribuito a rendere imperdibile questa edizione: guardare l’indice per credere! 
https://www.raffaellieditore.com/almanacco_dei_poeti_e_della_poesia_contemporanea_n_8_2020_


CARTA A UN VIEJO POETA

Escribir versos
se ha vuelto un embrollo
desde que supimos
que entre una línea
y la que viene
hay un abismo.
Desde que supimos
que no basta esparcir
trampas ni carnadas
para cazar palabras
que intentamos
hacer nuestras. ¡Ah!,
pero qué bien la pasaban
los viejos poetas como Darío:
escribían en jardines
poblados de diosas,
de estatuas griegas
y rosas de bronce.
Podían llenar la página
con voces y citas
de hombres venerables,
con aleteos de ángeles
venidos del Paraíso,
un movedizo lugar
que al vernos llegar
huye con espanto
como si fuera un espejismo.
Un azor o un gerifalte,
unos vistosos
pájaros de alcurnia
volaban en los poemas
de los viejos poetas.
Según parece
les traían noticias
de otro mundo,
vagas razones de parte
de la brumosa lejanía.
Nunca logré saber
cómo hacían
los viejos poetas
para que una montaraz
mesonera,
en vez de un cucharón
o un tallo de apio
agitara en sus versos
un cetro de plata.
Qué desgracia
de poetas somos ahora,
sin el don de Darío
y de los viejos
capaces de trocar
buitres en cisnes,
orfanatos en alcázares,
chimeneas fabriles
en vahos de vapor.
Escribir versos
se ha vuelto un embrollo
desde que supimos
que entre una línea
y la que viene
hay un abismo.


 

LETTERA A UN VECCHIO POETA

Scrivere versi
è diventato un pasticcio
da quando abbiamo saputo
che tra un rigo
e quello che viene dopo
c’è un abisso.
Da quando abbiamo saputo
che non basta seminare
trappole ed esche
per cacciare parole
che abbiamo cercato
di fare nostre. Ah!,
come se la godevano
i vecchi poeti come Darío:
scrivevano in giardini
popolati da dee,
da statue greche
e rose di bronzo.
Potevano riempire la pagina
con voci e citazioni
di uomini venerabili,
con svolazzi di angeli
venuti dal Paradiso,
un instabile luogo
che al vederci arrivare
fugge con spavento
come se fosse un miraggio.
Un astore o un girifalco,
vistosi
uccelli di alta stirpe
volavano nelle poesie
dei vecchi poeti.
A quanto pare
portavano loro notizie
di un altro mondo,
vaghe ragioni di parte
dalla brumosa lontananza.
Non sono mai riuscito a sapere
come facessero
i vecchi poeti
perché una rozza
cameriera,
invece di un mestolo
o di un gambo di sedano
agitasse nei loro versi
uno scettro d’argento.
Che disgrazia
di poeti siamo adesso,
senza il dono di Darío
e dei vecchi
capaci di trasformare
avvoltoi in cigni,
orfanotrofi in fortezze,
camini industriali
in ondate di vapore.
Scrivere versi
è diventato un pasticcio
da quando abbiamo saputo
che tra un rigo
e quello che viene dopo
c’è un abisso.

 

POEMA DE LOS AMIGOS

Aún sin estar,
permanecen en la silla vacía
y nos acompañan
como una sombra blanca.
Cualquier día,
ante una celda de hormigón,
alguno llega,
dibuja una fisura en la pared
y filtra una bocanada de aire.
Los amigos
aparecen de repente
en la hora del lobo,
nos arriman una barca
que transporta otras orillas
y volvemos, sin saberlo,
al viejo oficio
de zurcidores de alas.
Cómo nos ayudan a amoblar
la soledad,
a despoblarla de fantasmas.
Qué manera de invadir
nuestra memoria,
como quien entra en el sigilo
de una Troya adormilada.
A veces regresan
en los trenes del exilio,
desde un país con multitudes
de un solo hombre,
con religiones
de un solo feligrés
y rumores de flauta.
Aparecen sin permiso
cuando ladra la jauría,
y los perros que miden el vacío
se agolpan en torno de la casa.
Aparecen en la hora
de la emboscada y la ponzoña,
como una sombra blanca.


 
POESIA DEGLI AMICI

Anche senza esserci,
rimangono sulla sedia vuota
e ci accompagnano
come un’ombra bianca.
Un giorno qualsiasi,
davanti a una cella di calcestruzzo,
qualcuno arriva,
disegna una fessura sopra il muro
e filtra una boccata d’aria.
Gli amici
appaiono all’improvviso
nell’ora del lupo,
ci accostano una barca
che trasporta altre rive
e torniamo, senza saperlo,
al vecchio mestiere
di rammendatori di ali.
Come ci aiutano ad arredare
la solitudine,
a spopolarla di fantasmi.
Che maniera d’invadere
la nostra memoria,
come chi entra nel segreto
di una Troia addormentata.
A volte ritornano
nei treni dell’esilio,
da un paese con folle
di un solo uomo,
con religioni
di un solo parrocchiano
e rumori di flauto.
Appaiono senza permesso
quando latra la muta,
e i cani che misurano il vuoto
si accalcano intorno alla casa.
Appaiono nell’ora
dell’imboscata e del veleno
come un’ombra bianca.

 
Traduzione di Emilio Coco
Da: Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 8, 2020, Raffaelli Editore 2020.