Tozzi Federigo

Tozzi Federigo
(Siena 1883 – Roma 1920). L’opera di esordio di Tozzi fu in versi e si intitolò La zampogna verde (1911), cui seguì La Città della Vergine (1913). Nel 1915 pubblicò l’opera in prosa Bestie, presso l’editore Treves, già editore di D’Annunzio. Il suo trasferimento a Roma lo portò in contatto con i maggiori scrittori e intellettuali dell’epoca, divenendo amico in particolare di Marino Moretti, Rosso di San Secondo, Pirandello e Borgese. Nel 1919 pubblicò il romanzo Con gli occhi chiusi, seguito a breve da Tre croci, del 1920, uscito poco dopo l’improvvisa morte dell’autore, dovuta a una violenta polmonite. Postumi apparvero anche la raccolta di novelle Giovani (1920), i romanzi Il podere (1921) e Gli egoisti (1923), e il dramma L’incalco (1923). 
Con gli occhi chiusi fu considerato uno dei romanzi maggiormente espressivi del primo dopoguerra. Tozzi infine raggiunse la notorietà quando Borgese giudicò Tre croci come capolavoro del realismo. Solo dopo gli anni Sessanta le sue opere, fino ad allora viste come tardi epigoni veristi, hanno consentito alla critica di capovolgere la visione di un Tozzi realista proponendolo come scrittore di stampo psicologico vicino al simbolismo e con paragoni a livello europeo alla prosa di Kafka e Dostoevskij.