The Fifth Decad of Cantos

La Quinta Decade dei Cantos


Introduzione e traduzione di Mary de Rachewiltz 
  • ISBN 978888964219X
  • Lingua italiano
  • Pagine 136
  • Formato cm. 20,5 x 25,5
  • Anno di pubblicazione 2006
  • A cura di Valerio Fusi, Walter Raffaelli e Piergiorgio Zotti
€ 25,00
iva inclusa
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Nel 1936 Ezra Pound inizia a scrivere la Quinta Decade dei Cantos (XLII-LI). Come aveva fatto in precedenza con i manoscritti malatestiani e con i documenti relativi alla storia di Venezia, qui, nella biblioteca Comunale degli Intronati e in quella dell’Accademia Chigiana, il poeta s’imbatte di continuo nella storia della Toscana e del Monte dei Paschi. Prende appunti, lo incuriosiscono i buoni agrari che gli ricordano quelli basati sul legname emessi nel Wisconsin... Pound intravede una soluzione ai mali del mondo, la visione di un paradiso terrestre governato da Giustizia distributiva... e ne è abbagliato. Studia la storia della banca fondata sulla vera base del credito, cioè sull’abbondanza della natura, col sostegno e a beneficio di tutto il popolo. Particolarmente interessante, questa decade è quella in cui il poeta dà sfogo alla sua indignazione contro l’usura e che, più tardi, così definirà: “una tassa prelevata sul potere d’acquisto senza riguardo alla produttività, e sovente senza riguardo alla possibilità di produrre”. L’utopistico sogno è che il Monte dei Paschi, sorto nel 1624, possa frenare le usure della Banca d’Inghilterra, fondata nel 1694, che invece “trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla” (Canto XLVI). Due ideogrammi cinesi chiudono il Canto LI, e qui il testo poundiano, sono “Cheng Ming”, ossia “chiamare le cose col giusto nome” che diverranno un monito costante. Tutti sanno come Pound, col suo “persistere” sia poi finito prigioniero in una gabbia vicino a Pisa e per dodici anni nel manicomio di Washington... ma il poeta continuò a cantare e la sua voce è ancora potente, capace di farsi sentire più che mai forte e chiara.

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