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Rivista Internazionale di Poesia, Arte e Teatro
POESIA ITALIANA : Vittorio Franceschi

poesia italiana : VITTORIO FRANCESCHI

anno 3 - N° 17
17 Maggio 2018

Nato nel 1936 e diplomatosi all’Accademia Antoniana di Bologna nel 1958, Vittorio Franceschi ha fatto del mondo dello spettacolo la sua vita, diventando attore di teatro, regista e drammaturgo. Dopo aver girato l'Europa, lui insieme ai suoi testi, oggi insegna recitazione alla Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone di Bologna, di cui è codirettore.
Accanto all’amore per il teatro coltiva anche quello per la poesia. Nel 2004 ha pubblicato Stramba Bologna sghemba e nel 2011 Il volo dei giorni, entrambi con la nostra casa editrice; Tre ballate da cantare ubriachi e altre canzoni del 2013 è stato invece pubblicato dall’editore Pendragon. Da poco è uscita la sua ultima raccolta poetica, Canti dell’autunno inoltrato, che questa sera (giovedì 17 maggio) l’autore presenterà in forma di spettacolo nella sua città di Bologna all’Oratorio San Filippo Neri. 






MERCUZIO
 

Un verso che ti prende alle spalle
 
eccomi ti dice
 
sono l’intruso che non ti dà pace
l’esteta delle tue ubbie, il vandalo
delle tue ritrosie
 
non ti scostare dice
non ti faccio del male
voglio solo accertarmi del tuo cuore
 
voglio esserti Mercuzio
in cerimonia d’amore
reggere il tuo polso se sei pronto.
 
 
 

 



AMORE AL TEMPO DI SAFFO
 

Chissà i banchetti, chissà
le tazze lasciate lì sul prato
e nelle stanze i profumi; chissà
l’ombretto degli occhi e le unghie
meravigliose nei graffi; chissà
i sandali lì di lato in disordine, chissà
le dita sottili e le caviglie,
umide le labbra. E fuori
 
oltre le crete e i marmi, oltre
i sassi scuri dei selciati, oltre
il bronzo dei monili e la pietra
dei capitelli, in cima
oltre le capre e il cardo, oltre
il mirto e la porpora, gli uccelli
in libertà gioiosa e più su
più su
 
più su le nuvole
 

 
 

 




STRAPPO
 

Nel costato, che all’inizio dici:
più a fondo!
 
può succedere, poi
più sotto, nel ventre
che dici: che succede?
 
poi
è troppo! ti alzi, ti vesti…
è tardi, è già successo.
 
I tuoi soliti occhi
non sono più gli stessi di pupilla
 
e il resto del corpo
 
che fu letizia! è già squarcio.
 
Chi mette le mani
lì dentro, al calduccio di viscere?
 
L’unghia è spezzata.
 
C’è un raschio nel buio
 
e mortale velluto sulla bara.
 








Da: Vittorio Franceschi, Canti dell'autunno inoltrato, Raffaelli 2018.